Lacryma
Autrice: Domenica Lupia
Genere: psicologico, romanzo di distruzione
Sinossi della trama
Commento al testo
Il tratto che contraddistingue più di tanti altri Lacryma risiede nella sua attualità e nel fatto che il protagonista potrebbe essere un qualsiasi ragazzo del giorno d'oggi: al pari del “Giovane Holden” la narrazione avviene in prima persona e lo stile ed il tono del racconto sono gli stessi che potrebbero essere tipici di qualsiasi ragazzo che attraversa una certa fase, abbastanza giovane, della propria vita e lo fa senza avere una particolare robustezza interiore o una rete di supporto fatta di amici e parenti fidati e capaci di venire in tempestivo soccorso delle fragilità altrui. Ma se il protagonista dell'opera di Salinger alla fine torna a casa ed ha una sorellina anche più forte di lui, pronta e capace di aiutarlo a non andare del tutto alla deriva, Michele Liguori è uno dei tanti giovani soli che hanno avuto la sfortuna di incontrare la persona sbagliata al momento sbagliato e di non resistere al suo influsso, al fascino perverso di una sorta di dandy trasandato e fuori posto che però ha quel qualcosa che convince gli altri a dargli retta.
La discesa agli inferi del protagonista è per certi versi analoga e contraria al Ritratto di Dorian Gray, opera peraltro citata in Lacryma: se infatti Dorian Gray è un personaggio che perde man mano umanità diventando un individuo sempre più oscuro, abietto ed aberrante eppure quasi mai scoperto nella sua natura perversa, il ragazzo protagonista è invece vittima della propria incapacità di riconoscere il pericolo rappresentato da un novello Dorian Gray già privo di scrupoli o coscienza e nel giro di un nulla viene preso e pervertito da una figura meschina e sagace, capace di sedurre ed ingannare, irretire senza essere mai del tutto chiaro o del tutto onesto e di riplasmare e ricreare la mente delle sue vittime, capace di portarle su qualsiasi strada voglia e soprattutto di fargliele accettare e volere, giocando coi sentimenti altrui e creando dipendenze su vari livelli.
Ciò che più colpisce e che non può
lasciare indifferente il lettore è il modo in cui tutto è reso in
maniera realistica, come l'intera vicenda, seppur inventata, possa
essere tremendamente comune e possa capitare a chiunque di poter
essere irretito dalla persona sbagliata, come quel soggetto
apparentemente bello e perfetto possa arrivare ad avere un ascendente
tale da annullare, tenere in pugno e dominare un'altra persona in
maniera pressoché totale. Contribuisce a rendere il tutto credibile
e a tratti anche disturbante il fatto che il protagonista potrebbe
essere un qualunque ragazzo dalla mente tanto aperta e fragile che
non si rende del tutto conto di quanto la persona che arriva
addirittura ad amare sia una personalità invece ben diversa da come
la vede, tanto malata dentro da non provare alcuna pietà o rimorso
per quello che fa e da indurlo a cambiare anche radicalmente, a
fargli cambiare gusti ed inclinazioni e persino a provare e diventare
dipendente da sostanze psicotrope varie, a vivere in menage e
condizioni sempre più degradanti e a compiere azioni normalmente
inaccettabili per procurarsi altra droga e soprattutto ad amare tutti
questi deterioramenti in maniera malsana e perversa. Persino in quei
momenti in cui la negatività dell'altro diventa palese ed innegabile
e anzi il male compiuto e la manipolazione anche sfacciata sono ormai
evidente fonte di compiacimento, persino quando il male viene
compiuto di fronte ai suoi stessi occhi, la volontà della vittima di
andarsene e spezzare il circolo vizioso diventa flebile e velleitaria
in presenza di quella persona, che a tutti gli effetti è la vera
droga, il vero veleno, il vero ed unico male che possa arrivare a
colpire un qualunque giovane indifeso di fronte a tanta seducente e
sempre più inebriante malignità.
Le conseguenze ed il degrado
fisico e mentale della dipendenza non solo dalla droga sono la
sgradevole conseguenza che è ovvia solo per il lettore, che non può
che seguire impotente l'annientamento di Michele Liguori, disposto
persino a morire per far cessare le sofferenze fisica procurategli dalle conseguenze del voler
seguire ciecamente quell'amore sbagliato eppure radicato in ogni fibra di corpo,
mente ed anima... un amore cancerogeno, la fine del quale è l'unica
condizione che possa portare ad una qualche speranza di una minima
salvezza o di un inizio di un recupero di sé, anche quando potrebbe
essere già troppo tardi per poter riprendere la propria vita.