martedì 14 giugno 2022

Recensione in anteprima: La favorita del Re


Recensione in Anteprima: La Favorita del Re

 



Autrice. Loretta Minnozzi

Genere: Divertissement, romanzo epistolare, narrativa breve
Anno di pubblicazione: agosto 2022


Sinossi della trama

Una visita culturale ad un antico maniero ricco di storia porta ad una svolta più unica che rara: durante un intervallo tra le spiegazioni della guida turistica, uno scintillio fra le frasche del giardino permette di scoprire uno scrigno sepolto e dimenticato nei secoli, contenente diverse lettere provenienti da passato lontano.


Commento al testo

Di primo acchito, questo piccolo volume si può ritenere tranquillamente un'ode al passato in tutto e per tutto: prima ancora che nel registro stilistico, l'autrice infatti utilizza e ricicla a modo proprio diversi concetti, modi e stilemi narrativi di altri autori per dare corpo a qualcosa che però si rivela infine nuovo, che imita e si distacca al tempo stesso dai modelli di riferimento più evidenti.

La cornice narrativa richiama con assoluta prepotenza lo stesso espediente utilizzato dal Manzoni nella sua opera più nota, i Promessi Sposi: anche il ben noto scrittore ottocentesco finge infatti di aver ritrovato ed aggiornato un antico manoscritto di un ignoto autore per ridare vita a vicende ipoteticamente vissute in un passato lontano e da lui stesso invece inventate e ambientate all'interno di una cornice storica realistica. Sempre restando sull'aspetto formale e stilistico dell'opera, il fulcro è composto da varie lettere che vengono riportate dall'autrice nel giusto ordine, lasciando così alle parole dirette scritte dai vari personaggi la descrizione dei loro rapporti e della vita dell'epoca, senza filtri o narrazioni intermedie di sorta, avvicinandosi così alla forma del romanzo epistolare che era altrettanto in voga in tempi passati. Ma a differenza di romanzi più noti di quel genere o di altri romanzi consimili, come ad esempio le Ultime lettere di Jacopo Ortis o Dracula di Bram Stoker, il tono dell'opera è decisamente più leggero e anzi è agli antipodi rispetto ai testi più classici.

Le varie lettere vorrebbero inscenare vari scambi epistolari tra la Contessina Artemisia, una giovane rampolla di buona famiglia cattolica che ha suscitato le attenzioni del Re di Francia in persona al punto da volerla come sua nuova amante e quindi Favorita, e vari interlocutori ad un livello sociale piuttosto elevato. Le varie epistole si inseriscono idealmente all'interno di vicende storiche passate sospese nel tempo e nello spazio, in cui la precisione cronistorica non è così pregnante quanto invece la visione del mondo cortese e dell'alta società di un tempo che viene resa dalle varie lettere: il modo di scrivere ampio, ricercato e desueto dei vari testi rimanda a modi di fare che soprattutto nell'immaginario comune dovevano essere quelli dei nobili, tanto pomposi e prolissi da essere anche baroccheggianti e distanti da tutto e da tutti, nel tentativo di dare una patina di raffinatezza a ciò che invece non ne aveva in sostanza alcuna. Lo stesso contenuto delle lettere è spesso piuttosto palese in tale intento dissacrante dell'alta società del passato, proprio perché è molto poco plausibile che certe confidenze venissero fatte per via epistolare... e soprattutto venissero fatte da certi personaggi dai nomi e dai titoli altisonanti e che sono in realtà smaccati rimandi ai tempi odierni.

La vera particolarità dell'opera che davvero la allontana dai modelli di riferimento e li reinventa fino al punto da avvicinare il testo al genere del divertissement è dato non dalla sospensione dell'incredulità, ma dai tanti dettagli disseminati con sagacia dall'autrice, a cominciare dai nomi stessi di alcuni degli autori delle varie lettere, che non fanno nemmeno un grande sforzo per nascondere la connessione, i riferimenti e la parodia di temi e vicissitudini molto più presenti ed attinenti al XXI secolo piuttosto che al vago Cinquecento in cui le lettere sono idealmente collocate: i vari timori verginali di una ragazza prescelta per diventare la nuova concubina del potente e vanaglorioso sovrano, i dubbi e le riflessioni filosofiche di Artemisia e le relative risposte, le indiscrezioni di vari servitori e paggi, i programmi e le intromissioni dei genitori della Contessina mascherano dietro a ricostruzioni storiche l'intento anche piuttosto aperto di prendere di mira e dileggiare sfacciatamente diversi aspetti e anche non poche concezioni dell'epoca contemporanea, fornendo una visione e una parodia dei tempi moderni tramite uno schermo narrativo sottile e stilisticamente ricercato al tempo stesso.

L'epilogo, che giunge molto presto, lascia molto spazio alla fantasia e su come i rapporti e la vita della protagonista siano proseguiti, ma al tempo stesso lasciano anche al lettore tempo e modo di riflettere e ragionare sui tanti temi proposti senza dilungarsi in una cornice narrativa troppo stringente.

lunedì 29 novembre 2021

Recensione: Lacryma

 

Lacryma


Autrice: Domenica Lupia
Genere: psicologico, romanzo di distruzione

Anno di pubblicazione: 2021


Sinossi della trama

Michele Liguori, un ragazzo come tanti iscritto alla Facoltà di Filosofia, si ritrova ricoverato in un innominato ospedale di Roma in condizioni innominabili. E assistito da un'infermiera per lui senza nome, nelle sue precarie condizioni fisiche e mentali, si ritrova a ripercorrere gli eventi che lo hanno portato a finire in quel letto d'ospedale, da solo e abbandonato da tutto e tutti.


Commento al testo

La storia narrata dall'autrice non è una di quelle che si possono incrociare tutti i giorni, non sulle pagine di un libro: non è infrequente nelle opere di letteratura vedere personaggi che si ritrovano in coinvolti per le più varie ragioni a percorrere una strada di perdizione, di autoannichilimento e di dannazione, un personaggio la cui dimensione anche narrativa e le sue possibilità di salvezza sono proporzionali all'economia del racconto. Molto più raro è invece vedere come tale strada venga percorsa e soprattutto vista dall'interno, vissuta e raccontata da chi tale strada la imbocca e ne viene per molti versi trascinato e per altri invece la segua scientemente.

Il tratto che contraddistingue più di tanti altri Lacryma risiede nella sua attualità e nel fatto che il protagonista potrebbe essere un qualsiasi ragazzo del giorno d'oggi: al pari del “Giovane Holden” la narrazione avviene in prima persona e lo stile ed il tono del racconto sono gli stessi che potrebbero essere tipici di qualsiasi ragazzo che attraversa una certa fase, abbastanza giovane, della propria vita e lo fa senza avere una particolare robustezza interiore o una rete di supporto fatta di amici e parenti fidati e capaci di venire in tempestivo soccorso delle fragilità altrui. Ma se il protagonista dell'opera di Salinger alla fine torna a casa ed ha una sorellina anche più forte di lui, pronta e capace di aiutarlo a non andare del tutto alla deriva, Michele Liguori è uno dei tanti giovani soli che hanno avuto la sfortuna di incontrare la persona sbagliata al momento sbagliato e di non resistere al suo influsso, al fascino perverso di una sorta di dandy trasandato e fuori posto che però ha quel qualcosa che convince gli altri a dargli retta.

La discesa agli inferi del protagonista è per certi versi analoga e contraria al Ritratto di Dorian Gray, opera peraltro citata in Lacryma: se infatti Dorian Gray è un personaggio che perde man mano umanità diventando un individuo sempre più oscuro, abietto ed aberrante eppure quasi mai scoperto nella sua natura perversa, il ragazzo protagonista è invece vittima della propria incapacità di riconoscere il pericolo rappresentato da un novello Dorian Gray già privo di scrupoli o coscienza e nel giro di un nulla viene preso e pervertito da una figura meschina e sagace, capace di sedurre ed ingannare, irretire senza essere mai del tutto chiaro o del tutto onesto e di riplasmare e ricreare la mente delle sue vittime, capace di portarle su qualsiasi strada voglia e soprattutto di fargliele accettare e volere, giocando coi sentimenti altrui e creando dipendenze su vari livelli.

Ciò che più colpisce e che non può lasciare indifferente il lettore è il modo in cui tutto è reso in maniera realistica, come l'intera vicenda, seppur inventata, possa essere tremendamente comune e possa capitare a chiunque di poter essere irretito dalla persona sbagliata, come quel soggetto apparentemente bello e perfetto possa arrivare ad avere un ascendente tale da annullare, tenere in pugno e dominare un'altra persona in maniera pressoché totale. Contribuisce a rendere il tutto credibile e a tratti anche disturbante il fatto che il protagonista potrebbe essere un qualunque ragazzo dalla mente tanto aperta e fragile che non si rende del tutto conto di quanto la persona che arriva addirittura ad amare sia una personalità invece ben diversa da come la vede, tanto malata dentro da non provare alcuna pietà o rimorso per quello che fa e da indurlo a cambiare anche radicalmente, a fargli cambiare gusti ed inclinazioni e persino a provare e diventare dipendente da sostanze psicotrope varie, a vivere in menage e condizioni sempre più degradanti e a compiere azioni normalmente inaccettabili per procurarsi altra droga e soprattutto ad amare tutti questi deterioramenti in maniera malsana e perversa. Persino in quei momenti in cui la negatività dell'altro diventa palese ed innegabile e anzi il male compiuto e la manipolazione anche sfacciata sono ormai evidente fonte di compiacimento, persino quando il male viene compiuto di fronte ai suoi stessi occhi, la volontà della vittima di andarsene e spezzare il circolo vizioso diventa flebile e velleitaria in presenza di quella persona, che a tutti gli effetti è la vera droga, il vero veleno, il vero ed unico male che possa arrivare a colpire un qualunque giovane indifeso di fronte a tanta seducente e sempre più inebriante malignità.

Le conseguenze ed il degrado fisico e mentale della dipendenza non solo dalla droga sono la sgradevole conseguenza che è ovvia solo per il lettore, che non può che seguire impotente l'annientamento di Michele Liguori, disposto persino a morire per far cessare le sofferenze fisica procurategli dalle conseguenze del voler seguire ciecamente quell'amore sbagliato eppure radicato in ogni fibra di corpo, mente ed anima... un amore cancerogeno, la fine del quale è l'unica condizione che possa portare ad una qualche speranza di una minima salvezza o di un inizio di un recupero di sé, anche quando potrebbe essere già troppo tardi per poter riprendere la propria vita.

sabato 16 ottobre 2021

Cover Reveal: Le mele e il miele

COVER REVEAL!

 

LE MELE E IL MIELE

 

 


Nova Librarian ha l'onore ed il piacere di rivelare in anteprima la copertina di una nuova opera di prossima pubblicazione: Le mele e il miele, di Silvia Iside



 

 

TITOLO: Le mele e il Miele
AUTRICE: Silvia Iside
GENERE: Narrativa
PREZZO E-BOOK: 3,49€
PREZZO CARTACEO: 9,99€
DATA DI RILASCIO: 20 ottobre 2021

 

 

 

 

 

 

 

TRAMA: A Cristina piacevano le mele e il miele, questo il significato del titolo che, con una sfumatura di fiabesca poesia, ci porta dritto al cuore della vicenda: un amore tutto al femminile del passato che riprende forma in un presente dai contorni sfumati come un acquerello.​
Nessuna fiaba per Sally, la pragmatica protagonista che incontra (per caso?) la sua vecchia fiamma, forse l'unica che l'abbia fatta sentire viva. Gli anni sono trascorsi eppure la bellezza non è sfiorita, o forse c'è bellezza anche nella sconfitta e nella solitudine che porterà le due donne a riallacciare la loro difficile relazione. Qualcosa però resta nell'ombra, o qualcuno: un pericolo incombe, una presenza dolce si nasconde, parole non dette e passi pesanti risuonano dietro gli angoli della sera estiva.​
La storia di Sally e Cristina trova la forza nel suo essere silenziosa, provinciale, triste e languida, ma contiene un grido di speranza che ci esorta a non smettere mai di combattere.

lunedì 29 marzo 2021

Recensione: Leggende di Phaedra

 Leggende di Phaedra




Autore: Fabio Guerrini
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2020
Editore italiano: Bré Edizioni

 

Sinossi della trama
La vita scorre in maniera consueta per i vari popoli del mondo di Phaedra, con varie esistenze pacifiche a margine degli screzi ed i conflitti tra i regni e le etnie. Tuttavia a volte accadono prodigi e portenti capaci di sconvolgere le esistenze non solo dei singoli individui, ma anche di intere regioni e uno di tali fatti prodigiosi è preannunciato dall'eclissi di Eilia e Tenebris, le due lune che costellano le notti di Phedra.
Tale evento e gli sconvolgimenti che avvengono nella "notte dei demoni" non sono altro che il primo segno, precursore di tanti altri eventi destinati a mutare per sempre il volto e gli equilibri del mondo.


Commento al testo
Come è ormai consuetudine del genere, questo romanzo non è che il primo di quello che si preannuncia come un ciclo di un numero di volumi ancora non ben definito, ma di cui si vedono bene le potenzialità.
Il libro si presenta corredato di mappa e glossario di termini e personaggi e in ciò recupera a piene mani la tradizione di altri autori ed opere come il Ciclo di Death Gate di Weiss e Hickmann, che riportavano una struttura analoga, oppure come il ciclo de La fede e l'Inganno firmato da John Gwynne, di cui non condivide però lo spessore in termini di volume e numero di pagine.
Le similitudini con le saghe richiamate non si arrestano a livello di macrostruttura, perché lettura non si pone come impegnativa e anzi le pagine sono scritte con uno stile che parte lentamente da lunghe premesse per iniziare a mostrare tutti i diversi fili, ma quando la trama inizia a dipanarsi tutto diventa molto più fluido e scorrevole ed i vari paragrafi invogliano a continuare la lettura per scoprire cosa attenda i vari personaggi e quali siano gli sconvolgimenti che presto o tardi andranno ad affrontare. La nascita e la crescita dei vari personaggi e lo spazio dedicato agli anni e ai momenti salienti della loro formazione e trasformazione nelle loro versioni adulte possono trovare un paragone affine all'andamento de L'Ombra del Corvo, il primo libro del ciclo del Canto del Sangue di Anthony Ryan, di cui buona parte di esso è dedicato all'infanzia e all'addestramento del protagonista. Nelle Leggende di Phaedra questo percorso è decisamente più sintetico, in virtù anche della maggior presenza di protagonisti, ma non per questo è meno importante per comprenderne poi gli sviluppi e la psicologia. I punti di vista si fanno spesso molteplici e non sempre i vari paragrafi seguono distintamente l'ottica di un solo protagonista, specie quando la scena è dominata da diversi personaggi assieme, ma il filo del discorso non si perde mai ed emerge sempre con chiarezza l'ottica di chi si ritrova a vivere i punti più importanti della trama.
Quello che emerge chiaramente dal romanzo è il tema di fondo della sofferenza e del continuo sconvolgimento, a cui è però necessario reagire per non soccombere o subire conseguenze anche peggiori della propria inerzia. Ciò è testimoniato dalle vicende che avvolgono i vari protagonisti nei loro percorsi di crescita: ognuno di essi infatti vive anche dei bei momenti e delle parentesi serene, ma ogni volta la felicità giunge al termine in maniera improvvisa e spesso traumatica e mai priva di strascichi e conseguenze non solo estrinseche.
Il mondo di Phaedra non è una mera cartina composta solo da nomi di vari luoghi, ma è dipinto e presentato al lettore con dovizia di particolari: il mondo ha una sua storia ben definita, una sua geografia, è abitata da vari popoli che vantano ognuno una propria cultura e proprie tradizioni ed entro ogni confine si verificano in egual misura atti eroici ed ingiustizie consumate anche alla luce del sole... e le proprie credenze religiose e delle entità sovrannaturali che decidono a proprio modo di manifestarsi per la salvezza o la distruzione, anche a coloro che non vi credono o hanno per varie ragioni perso la fede. Un mondo dove la buona e la cattiva sorte si alternano per tutti, singoli individui o popoli interi.

Il romanzo è chiaramente un'opera prima e in quanto tale non è esente dalle problematiche tipiche di uno stile non ancora perfezionato. Quel che non convince pienamente riguardo all'opera è il ritmo di alcune parti: come già accennato, la prima parte del romanzo parte lentamente e ciò è dovuto al fatto che i primi capitoli abbondano di passaggi descrittivi quasi didascalici sulla storia del mondo e la geografia di vari luoghi, che servono a tinteggiare il teatro delle vicende, ma condensati in poche pagine rendono i passaggi molto nozionistici, quasi ostici e poco interessanti, col rischio di apparire quasi fini a se stessi più che utili ai fini della trama. In altri punti si assiste invece ad un curioso allargamento delle parti descrittive, mentre altri tratti che meriterebbero più spazio ed attenzione vengono trattati per sommi capi e con una fretta quasi sbrigativa.
Inoltre l'autore fa ricorso a delle espressioni e a delle frasi ad effetto che si rivelano però collocate male nel contesto della narrazione ed ottengono invece l'effetto di dare fin troppa anticipazione al lettore e creare quindi una caduta della suspance che sarebbe stata altrimenti assicurata.
In altre occasioni invece i flashback e le spiegazioni a ritroso trovano una collocazione curiosa e di difficile inquadramento, perché non ben introdotte e capaci di spezzare il ritmo della narrazione, ma si rivelano comunque molto più funzionali e rivelatori dei già citati passaggi storico-geografici.

Perdonando e superando i rallentamenti di un ritmo altalenante, la lettura nel suo complesso si rivela avvincente, una volta presa confidenza con le terre e i popoli che abitano Phaedra, e risulta piacevole aspettare di vedere cosa accadrà: la curiosità per gli eventi che vengono a crearsi viene stimolata dall'inizio alla fine del libro, capace di intessere una vicenda di ampio respiro come da migliore tradizione del genere e che appare ben lungi dal concludersi a breve.
C'è lo spazio affinché l'autore riesca a creare un mondo ancora più articolato e a consolidare al tempo stesso lo stile dosando meglio il ritmo tra azioni e spiegazioni: il talento si vede e la strada è tracciata affinché il mondo di Phaedra diventi a pieno titolo uno dei grandi mondi dell'universo fantasy.


Consigli per gli acquisti
La lettura è consigliata a tutti gli amanti del genere fantasy, in quanto questo è l'inizio di un ciclo che si preannuncia molto interessante e ricco di potenzialità. Esordio che è possibile reperire qui.

martedì 23 marzo 2021

Cover Reveal: Nigredo

 COVER REVEAL!

ANIMA DI CRISTALLO

NIGREDO

 


 

Nova Librarian ha l'onore ed il piacere di rivelare in anteprima la copertina di una nuova opera di prossima pubblicazione: Anima di Cristallo, di Zoe Blac.


  TITOLO: Anima di Cristallo 
  SOTTOTITOLO: Nigredo
  AUTRICE: Zoe Blac
  EDITORE: BRÈ EDIZIONI
  EDIZIONE: seconda
  VOLUME: 1 di 2 (Nigredo e Albedo)
  SERIE: Dilogia
  GENERE: Contemporary Romance
  PREZZO: E-Book € 3,99
  PREZZO CARTACEO: € 20,00
  PAGINE: 570
  DATA PRE-ORDER: 23 Marzo 2021
  PROMO a 1,99€ (per le prime ventiquattro ore)
  DATA di RILASCIO: 13 Aprile 2021
CURIOSITA': inizialmente nata come trilogia, in questa nuova avventura i primi due volumi NIGREDO e RUBEDO saranno uniti in un unico romanzo. Scoprirete ALBEDO, secondo e ultimo volume, prima dell’estate 2021.
 

TRAMA
Michelle lascia l’Italia per raggiungere Londra, dove inizia uno stage come fotografa per la famosa rivista di moda REVOlution. Un viaggio che non è solo un’opportunità di lavoro, ma che significa anche mettersi alle spalle una storia d’amore finita male. Il nuovo ambiente, le inattese amicizie e insolite conoscenze le permettono di affrontare il percorso con ottimismo e determinazione.
Nella capitale britannica Michelle conosce anche Rush, un uomo affascinante, con un pesante passato ed un comportamento ambiguo. Scontrarsi, per loro, è inevitabile: un filo d’acciaio si tende tra i due, un legame che li fa collidere ed allontanare in una continua altalena di emozioni, nelle quali la donna dimostra tutta la sua determinazione a lottare per ottenere ciò in cui crede.
Cosa si cela nelle pieghe profonde della paura dei legami? Qual è la distanza minima che separa ciò che è ingiusto per noi stessi da ciò che è giusto per l'amore?

L'AUTRICE: ZOE BLAC
Zoe Blac è una imprenditrice di larghe vedute. Artista poliedrica, laureata all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo due master importanti per la sua formazione professionale, avvia una brillante carriera nel B2B, dove è attiva a tutt’oggi.
Nella vita privata ha un compagno ed è mamma di un bambino coi ricci biondi. Scrive sotto diversi pseudonimi, disegna ed è appassionata di musica e design, compone storie da quando è bambina.

Il suo primo romanzo, auto pubblicato nel 2016, è CLAUSTROFOBIA: un racconto erotico noir che fa parte della Dilogia del Buio assieme a NEMESI e si conclude con la novella INCANTO.
Nel 2021, oltre alla riedizione della serie di ANIMA DI CRISTALLO verranno alla luce pubblicazioni molto diverse tra loro, tra le quali tre spin-off legati ad Anima di Cristallo, un romanzo a quattro mani ambientato nel mondo del BDSM e una raccolta di fiabe noir che faranno parte di un importante progetto.
Zoe parteciperà anche alla fiera del Romance di Milano.

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mercoledì 17 marzo 2021

Recensione: The Monsters Circus

The Monster Circus

 


 
Autrice: Valentina Palomba
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: Fantasy - Poetica
Editore italiano: Bré Edizioni

Sinossi della trama
In un paese remoto e senza nome giunge un circo itinerante che mette in scena diversi portenti ed impiega diversi soggetti che a volte non sembrano o davvero non hanno nulla di umano o comunque di naturale o normale. Questo è il punto forte degli spettacoli che si ripetono ogni sera, uguali e diversi ogni volta e sempre riescono a suscitare diverse emozioni negli spettatori, incantati da quella che ritengono la magia del circo.
Fra tutti gli abitanti del luogo estasiati dalla magia del circo, l'unico scettico è William, uomo di scienza e pilastro della comunità in quanto unico medico del paese. Tuttavia le voci che gli arrivano si rivelano troppo numerose per non suscitare la sua curiosità e una sera il buon medico decide quindi di assistere ad uno di questi spettacoli, pur pieno di ogni dubbio.
Il suo spirito muta ben presto quando in scena compare la creatura più bizzarra che abbia mai visto: un'arpia dagli occhi di colori diversi e dal corpo composto da due parti uguali ed antitetiche al tempo stesso. Tale visione ha su di lui un effetto molto diverso ed unico rispetto a quello che prende gli altri abitanti del paese... un effetto tale da spingerlo a voler incontrare di persona e da vicino tale creatura, anche a prezzo di andare contro le regole del circo e non soltanto del circo...

Commento al testo
Approcciandosi alla lettura di quest'opera, prima fatica pubblicata dall'autrice, la definizione più immediata che si può dare al testo sipuò riassumere in una parola: inusuale.
Rispetto a tanti libri e volumi che si possono trovare dello stesso genere, l'autrice sceglie una forma letteraria molto diversa dai soliti canoni, in quanto l'intero racconto è narrato in versi, in una concatenazione di rime baciate dalla prima all'ultima riga, creando così una narrazione poetica nel senso più letterale dell'espressione. I puristi della metrica potrebbero obiettare la mancanza di una struttura metrica precisa, ma la struttura più libera rispetto ai dettami e alle regole della poesia classica non si rivela affatto un difetto: l'opera infatti non vuole essere un'antologia di poesie e neppure un poema epico come quelli omerici, bensì un racconto che in modo similare ai due generi citati se ne distacca, ne prende gli aspetti migliori e riesce a narrare degli eventi e trattare dei temi che per converso tanto leggeri non sono.
Il fatto che il racconto sia stato steso in versi senza avere una struttura metrica predefinita o ricorrente consente altresì all'intero impianto narrativo di scorrere in maniera molto fluida e leggera: le varie strofe si susseguono con un ritmo che invoglia la lettura e a continuare a leggere i versi successivi per sapere cosa succede alla rima successiva, senza mai perdersi in momenti morti o in passaggi pesanti. Al tempo stesso questo stile consente all'autrice di concentrare la narrazione solo sull'essenziale, lasciando all'immaginazione del lettore il compito di riempire tutti i dettagli che altrimenti sarebbero stati coperti con descrizioni più o meno lunghe ed articolate, che però avrebbero appesantito inutilmente il ritmo della narrazione.
Notevole in tal senso è il fatto che, a parte il protagonista e pochi altri personaggi, nessuno sia visto o presentato con un nome, bensì viene compare in scena solo con la sua qualifica, con il modo in cui appare o per il suo vero o supposto ruolo sociale.

Sempre in tema di essenzialità, a colpire e ad essere davvero pregevole è anche l'ambientazione dell'opera: il paese dove si svolgono le vicende non ha un nome, non ha un volto, non ha un colore o una definizione precisa e nemmeno un'epoca storica ben definita. Il quadro viene tratteggiato con pochi versi essenziali che donano un'atmosfera del tutto particolare ed individuano un posto fuori dal mondo e fuori dal tempo. Ciò consente ad ogni paese, ogni luogo ed ogni tempo di essere adeguati a quanto narrato: ad essere rilevanti sono infatti pochi elementi che possono facilmente trovare collocazione e spazio a ridosso della natura di qualsiasi luogo geografico e la storia può avvenire in una qualsiasi notte di una qualsiasi epoca, persino quella più moderna.
Come già accennato, con la sua narrazione apparentemente leggera il racconto si addentra a toccare diversi temi tutt'altro che scontati o banali: l'apparenza esteriore, il giudizio che viene dato su tale base e il modo in cui tale giudizio venga anche sfruttato per mero opportunismo sono solo alcuni dei temi che appaiono fin da subito evidenti nelle prime strofe.
Man mano che però le strofe proseguono e le vicende si susseguono, appaiono altri temi importanti e l'interesse e le interazioni tra il medico e l'arpia sono infatti fulcro e motore per mostrare qualcosa di molto più profondo e spesso difficile da vedere, ma non per questo meno sublime: quasi tutta l'opera è infatti incentrata su quanto la diversità non sia e non debba essere solo motivo di dileggio o di orrore o anche di sfruttamento e di emarginazione e che sotto la superficie vi sia spesso qualcosa da scoprire. Tuttava, con altrettanto realismo ed un approfondimento psicologico notevole, l'autrice mette in mostra anche come questa ricerca dell'altro e l'esplorazione della sua diversità non rimanga mai senza conseguenze: per poter saggiare e scoprire il buono ed il bello del diverso, è necessario ed inevitabile anche mutare se stessi e non rimanere arroccati nelle proprie posizioni e nel proprio atteggiamento di presunta superiorità, di supponenza, di arroganza, di superficialità o di disinteresse verso tutto ciò che non sia usuale o consueto secondo la società. Si tratta di un percorso che può apparire difficile e che può portare a compiere azioni impensabili senza la spinta a muoversi verso l'altro ed il diverso, azioni che possono anche apparire riprovevoli o biasimevoli dal punto di vista della società di appartenenza, ma che con il giusto spirito possono essere compiuti senza praticamente avvertirne alcun peso e che portano a cambiamenti interiori che avvengono con una naturalezza travolgente, imprevista ed imprevedibile fino a pochi giorni prima.
Non bisogna tuttavia credere che tutto il diverso sia sempre buono, perché come nella propria comunità esistono individui incapaci di vedere e di capire qualsiasi cosa vada al di là delle proprie convinzioni e dei propri interessi, altrettanto in altri individui o in altri gruppi diversi esiste o può esistere qualcuno che non è intenzionato a portare del bene e con questi individui occorre fare i conti con fermezza per liberarsi della loro influenza. La grande lezione mostrata dalle strofe di quest'opera è che dando spazio agli altri e ad accettare il buono che anche il diverso può dare, si aprono non poche possibilità, impensabili finché si resta da soli o nelle proprie convinzioni e che alla fine riescono a rendere anche molto differenti rispetto a come si era in origine. Ciò vale peraltro non solo per se stessi, ma anche per gli altri, che a propria volta possono essere arricchiti e ricevere del bene dalla medesima apertura e dal confronto con se stessi.
Vi sono ulteriori temi che vengono trattati o a volte solo accennati e il testo nel suo svolgimento sembra trarre spunti e fare riferimenti ad altre opere e personaggi più blasonati, ma se ciò può anche apparire come un omaggio a figure e storie come il Dottor Dolittle o The Greatest Showman, allo stesso tempo il modo in cui tali riferimenti appaiono è reso in maniera assolutamente funzionale alle vicende narrate e non si avverte alcuna sensazione di plagio o fastidio per quelli che si rivelano essere dei "topoi" e dei "camei" letterari dosati con perizia.

Il circo dei mostri è in buona sostanza una lettura avvicente, con un ritmo sempre incalzante e che permette di toccare e rilettere su molti temi profondi che hanno un'importanza notevole anche nella società odierna ed infondono un senso di speranza di miglioramento di cui c'è sempre bisogno tramite l'accettazione della diversità, propria ed altrui.

Consiglio per gli acquisti
Qualora la recensione abbia destato l'interesse per l'opera commentata e recensita, è possibile acquistarla direttamente al seguente link: The Monsters Circus

venerdì 24 aprile 2020

Recensione: Un amore

Un amore



Autore: Dino Buzzati
Anno di pubblicazione: 1963
Genere: Narrativa
Editore italiano: Mondadori

Sinossi della trama
Antonio Dorigo è un noto e benestante architetto milanese mai sposatosi perché incapace di avere con le donne un rapporto duraturo e non riesce a restare a contatto con le donne se non per un rapporto che non sia di natura puramente carnale e mercenaria. Per tale ragione è altresì un frequentatore abituale della casa di appuntamenti gestita dall'affabile signora Ermelina, dalle cui ragazze non è mai stato deluso.
Un giorno si reca alla casa per incontrare una ragazza nuova, la Laide, pensando di vivere un incontro come tanti... ma per la prima volta gli succede qualcosa del tutto inatteso: si innamora, forse per la prima volta, della giovane compagna di letto e per la prima volta si impegna per instaurare una relazione duratura, con tutto ciò che tale sforzo comporta... con una persona molto più giovane e fin da subito non particolarmente propensa a ricambiare i sentimenti del maturo Dorigo.

Commento al testo
Benché il titolo e la storia sembrino rimandare ad una storia d'amore con i suoi alti e bassi, questo romanzo è tutt'altro che uno scritto amoroso, perché si incentra invece sulla passione scatenata dall'amore stesso, un amore improvviso, imprevisto ed imprevedibile e più che mai tormentato in un uomo sottilmente malinconico ed abituato ad una vita soddisfacente, autosufficiente e complessivamente lineare.
L'impulso di una nuova passione si rivela travolgente e sconvolgente per Dorigo, che mai aveva vissuto nulla del genere e che lo plasma e lo trasforma in un individuo che non era mai stato per convinzioni, professionalità e spessore intellettuale, tanto da farlo risultare sempre più irriconoscibile agli altri e anche a se stesso. In tale suo vissuto non viene affatto aiutato proprio dall'oggetto del suo desiderio, la giovane Laide che è invece distaccata, subdolamente intelligente e a tratti pure meschina non lo ricambia, lo stimola, lo stuzzica e si fa mantenere dal vecchio architetto, di cui non accetta né l'affetto né la gelosia e insiste a vivere la propria vita a proprio modo.
Le vicende hanno poi uno sfondo molto concreto, una Milano a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una città in cui molte trasformazioni sono in atto e che vengono cavalcate e godute da Laide e che invece non hanno attrattiva per Dorigo, il quale li vive solo per cercare vanamente di conquistare il cuore della sua giovane ballerina, di cui ha solo il corpo, ma non lo spirito: è questa una delle chiavi che rendono l'amore non ricambiato di Dorigo un tormento che strugge e distrugge, un amore solo passionale e non puro o completo.

Questo romanzo, nato da un episodio realmente vissuto dall'autore e da una sua tormentata relazione con una donna molto più giovane di lui e conclusasi in maniera differente rispetto alla storia scritta, si presenta molto particolare non solo in relazione alle tematiche, ma anche rispetto allo stile: Buzzati in quest'opera usa un punto di vista apparentemente esterno, ma si incentra solo ed esclusivamente sul personaggio di Dorigo, sulle sue azioni e più ancora sul suo modo di vivere ed interpretare il mondo e le emozioni che prova. Per renderle al meglio, Buzzati impiega una tecnica di cosiddetto monologo interiore, che è a volte dimentica dell'ortografia e rende i pensieri e la sfera emotiva del protagonista in un modo fluido e senza molti freni o argini, che per certi versi lo avvicina un po' all'Ulisse di James Joyce fino allo spiazzante finale.
Il risultato è un romanzo che getta una luce inconsueta e ancora oggi originale sulla passione maschile e sul modo in cui viene vissuta, in una via non scontata e anzi molto divergente dai canoni e dagli stilemi del genere amoroso e molto spiazzante e controcorrente soprattutto rispetto al pensiero e al sentire comune dell'epoca in cui è originariamente stato pubblicato.

Curiosità
Da questo romanzo autobiografico è stato anche tratto un adattamento cinematografico nel 1965, a malapena due anni dopo la pubblicazione dello scritto.