venerdì 24 aprile 2020

Recensione: Un amore

Un amore



Autore: Dino Buzzati
Anno di pubblicazione: 1963
Genere: Narrativa
Editore italiano: Mondadori

Sinossi della trama
Antonio Dorigo è un noto e benestante architetto milanese mai sposatosi perché incapace di avere con le donne un rapporto duraturo e non riesce a restare a contatto con le donne se non per un rapporto che non sia di natura puramente carnale e mercenaria. Per tale ragione è altresì un frequentatore abituale della casa di appuntamenti gestita dall'affabile signora Ermelina, dalle cui ragazze non è mai stato deluso.
Un giorno si reca alla casa per incontrare una ragazza nuova, la Laide, pensando di vivere un incontro come tanti... ma per la prima volta gli succede qualcosa del tutto inatteso: si innamora, forse per la prima volta, della giovane compagna di letto e per la prima volta si impegna per instaurare una relazione duratura, con tutto ciò che tale sforzo comporta... con una persona molto più giovane e fin da subito non particolarmente propensa a ricambiare i sentimenti del maturo Dorigo.

Commento al testo
Benché il titolo e la storia sembrino rimandare ad una storia d'amore con i suoi alti e bassi, questo romanzo è tutt'altro che uno scritto amoroso, perché si incentra invece sulla passione scatenata dall'amore stesso, un amore improvviso, imprevisto ed imprevedibile e più che mai tormentato in un uomo sottilmente malinconico ed abituato ad una vita soddisfacente, autosufficiente e complessivamente lineare.
L'impulso di una nuova passione si rivela travolgente e sconvolgente per Dorigo, che mai aveva vissuto nulla del genere e che lo plasma e lo trasforma in un individuo che non era mai stato per convinzioni, professionalità e spessore intellettuale, tanto da farlo risultare sempre più irriconoscibile agli altri e anche a se stesso. In tale suo vissuto non viene affatto aiutato proprio dall'oggetto del suo desiderio, la giovane Laide che è invece distaccata, subdolamente intelligente e a tratti pure meschina non lo ricambia, lo stimola, lo stuzzica e si fa mantenere dal vecchio architetto, di cui non accetta né l'affetto né la gelosia e insiste a vivere la propria vita a proprio modo.
Le vicende hanno poi uno sfondo molto concreto, una Milano a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una città in cui molte trasformazioni sono in atto e che vengono cavalcate e godute da Laide e che invece non hanno attrattiva per Dorigo, il quale li vive solo per cercare vanamente di conquistare il cuore della sua giovane ballerina, di cui ha solo il corpo, ma non lo spirito: è questa una delle chiavi che rendono l'amore non ricambiato di Dorigo un tormento che strugge e distrugge, un amore solo passionale e non puro o completo.

Questo romanzo, nato da un episodio realmente vissuto dall'autore e da una sua tormentata relazione con una donna molto più giovane di lui e conclusasi in maniera differente rispetto alla storia scritta, si presenta molto particolare non solo in relazione alle tematiche, ma anche rispetto allo stile: Buzzati in quest'opera usa un punto di vista apparentemente esterno, ma si incentra solo ed esclusivamente sul personaggio di Dorigo, sulle sue azioni e più ancora sul suo modo di vivere ed interpretare il mondo e le emozioni che prova. Per renderle al meglio, Buzzati impiega una tecnica di cosiddetto monologo interiore, che è a volte dimentica dell'ortografia e rende i pensieri e la sfera emotiva del protagonista in un modo fluido e senza molti freni o argini, che per certi versi lo avvicina un po' all'Ulisse di James Joyce fino allo spiazzante finale.
Il risultato è un romanzo che getta una luce inconsueta e ancora oggi originale sulla passione maschile e sul modo in cui viene vissuta, in una via non scontata e anzi molto divergente dai canoni e dagli stilemi del genere amoroso e molto spiazzante e controcorrente soprattutto rispetto al pensiero e al sentire comune dell'epoca in cui è originariamente stato pubblicato.

Curiosità
Da questo romanzo autobiografico è stato anche tratto un adattamento cinematografico nel 1965, a malapena due anni dopo la pubblicazione dello scritto.

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