mercoledì 22 aprile 2020

Recensione. Il Deserto dei Tartari

Il Deserto dei Tartari


Autore: Dino Buzzati
Anno di pubblicazione: 1940
Genere: Narrativa
Editore italiano: Rizzoli, Mondadori

Sinossi della trama
Giovanni Drogo, giovane militare fresco di promozione, viene assegnato alla remota Fortezza Bastiani, una guarnigione di confine arroccata su un paesaggio vasto e sconfinato, da cui non si sa mai se e quando compariranno i Tartari, il nemico invasore ignoto.
Il giovane ufficiale si abitua presto alle rigide regole della disciplina militare e alla routine quotidiana, che scandisce man mano la vita alla Fortezza.

Commento al testo
Questo romanzo ha decretato il successo di Buzzati nella letteratura italiana e per paradosso il motivo è che l'opera non si caratterizza per un'ambientazione chiaramente identificabile o descritta in maniera maniacale o per intreccio particolarmente laborioso o complesso e anzi la semplicità è il punto di forza e di pregio dell'opera: la narrazione si scandisce infatti quasi integralmente in un ambiente militare fittizio, la Fortezza Bastiani, senza alcuna collocazione geografica o storica definita, descritto in maniera abbastanza semplice e con molti dettagli lasciati all'immaginario. Gli intrecci sono altresì raccontati con ritmi pacati e con il sopraggiungere di ben pochi eventi rilevanti nella vita del protagonista e degli altri soldati assegnati alla Fortezza Bastiani dall'inizio alla fine.
Il vero fulcro del romanzo e delle vicende è un altro ed è molto più sfumato e metaforico: il lento ed inevitabile incedere del tempo su una vita sempre uguale, sempre scandita dagli stessi ritmi e dalle stesse abitudini, rigida ed inflessibile, per molti versi monotona eppure al tempo stesso ipnotica ed ammaliante, non tanto con uno scopo, ma con la ricerca di un senso del tempo speso nelle stesse cose e nelle medesime abitudini.
Nemmeno gli eventi più rilevanti non riescono a turbare il ritorno alla solita routine e la visione da essa indotta e persino gli affetti più cari e i ritmi di luoghi e di intere fasi della propria vita hanno tutto un altro sapore ed una dissonanza alienante, tale che non si riesce più ad inserirvisi una volta adattati ed assuefatti a quella che si può metaforicamente ritenere la droga di una vita scandita in maniera meccanica e regolare.
La conclusione poi non è nemmeno delle più scontate ed è soggetta anch'essa a molteplici interpretazioni possibili... come in fondo è vero anche per la vita nelle sue fasi, in particolare l'ultima di esse, di cui il romanzo è lunga metafora.
Il segreto della forza di questo romanzo ed il motivo del suo successo e della sua ancora spiccata attualità risiedono quindi nella forza della metafora della vita e nella profondità con cui il protagonista viene delineato nel suo modo di affrontare e vivere in un modo preciso e scandito e del modo in cui viene incardinato in una vita con meccanismi precisi, imperscrutabili ed ammalianti al tempo stesso, di come anche una vita meccanica abbia il potere di irretire e di farsi vivere.

Curiosità
Da questo romanzo sono stati tratti ben due adattamenti cinematografici, realizzati nel 1976 e nel 2002.

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