Frankestein o il moderno Prometeo
Autrice: Mary Shelley
Genere: gotico, horror, fantascienza
Anno di pubblicazione: 1818
Editore italiano: De Luigi (1944),
Rizzoli (1952 e 1975), Sugar (1968), Mondadori (1982, 1986, 1988,
1993), Newton & Compton (1993)
Sinossi della trama
L'esploratore Robert Walton si trova
nella regione artica in cerca del motivo per cui la bussola punti
sempre a nord. In mezzo ai ghiacci però trova qualcosa di diverso e
completamente inatteso: una slitta con una creatura grottesca che
però sfugge presto allo sguardo ed una seconda che ha invece i cani
sfiniti ed il proprietario mezzo morto di freddo.
Quest'ultimo invece riesce a salire a
bordo per cercare di riprendersi dal suo percorso e dalle sue
condizioni ormai precarie e si presenta come il dottor Victor
Frankestein, uno scienziato di Ginevra dalla lunga e triste storia.
L'uomo aveva vissuto un'infanzia
felice, ma in abbastanza giovane età perse la madre per una malattia
e l'evento segnò profondamente Frankenstein, il quale da allora
coltivò l'intento di creare una vita più lunga, perfetta e non
soggetta alle malattie e si dedicò quindi agli studi medici e alla
filosofia naturale in Germania, dove nottetempo apriva le tombe e
studiava i processi di decomposizione per trarne le informazioni che
gli servivano.
Una volta acquisite le competenze e le
conoscenze necessarie, riesce a completare la sua opera sfruttando
l'elettricità per dare vita alla materia inanimata, ma poi abbandona
la sua stessa creazione dopo averne constatato l'aspetto deforme e la
natura inumana.
Spera quindi che la creatura mostruosa
e grottesca da lui creata muoia abbandonata a se stessa, ma l'essere
invece sopravvive...
Commento al testo
Mary Shelley compone molto giovane
questo racconto e riprende uno stile epistolare: la narrazione è
infatti una ricostruzione a posteriori composta da una serie di
supposte lettere scritte dall'esploratore Walton alla sorella, in
mezzo a cui vi sono i carteggi e le memorie riordinate del dottor
Frankenstein, creando un effetto di suspance con le interruzioni
giocate nei punti giusti. Il racconto parte in maniera strana e con
l'arrivo dello scienziato sulla nave si inizia a delineare un quadro
ben definito, ma di cui si ha fin da subito una sensazione strana e
bizzarra e man mano che le lettere si susseguono, i toni si fanno
sempre più cupi e il dramma si consuma.
L'opera di Shelley è diventata quasi
subito un'opera di incontrastato successo ed uno degli esempi del
romanzo gotico, dipingendo una creatura con pochi tratti chiari e
lasciando all'immaginazione del lettore i dettagli di quelle stesse
caratteristiche delineate dall'autrice. A differenza però di altri
autori coevi, l'autrice presenta alcuni tratti distintivi unici: in
primo luogo è da rimarcare come l'elemento sovrannaturale non sia
estrinseco ed invasivo della realtà naturale, ma sia indotto nella
sola creatura da incubo dalla mano, dai mezzi e dall'ambizione
dell'uomo e ne rappresentano altresì il frutto inatteso e quasi il
contrappasso di una fiducia eccessiva, anch'essa tipica
dell'Ottocento, nelle potenzialità viste come illimitate dei mezzi e
della scienza umana.
Proprio questa caratteristica permette
di annoverare l'opera di Shelley come un esempio anche di romanzo
fantascientifico: benché i risultati ad oggi non siano notoriamente
realistici, l'autrice riprende concetti e teorie ipotizzate dalla
comunità scientifica ai suoi tempi e usa ampia dovizia di
particolari tecnici per descrivere le osservazioni, le cognizioni
acquisite, gli intenti praticati, i mezzi impiegati e le operazioni
compiute dal dottor Frankenstein per dare vita alla sua creatura.
Altra notevole differenza da altri
esponenti del genere è il fatto che l'incubo ha una propria voce e
delle proprie ragioni e le espone direttamente al suo creatore, dando
anche una vivida prova di come la sua esistenza non sia
intrinsecamente maligna, ma di come la fonte del male di cui esso è
portatore sia l'uomo stesso e la sua incapacità di accettare
qualcosa di diverso e di brutto.
Questo delinea non solo il percorso, ma
anche la condanna dell'uomo, sempre gravato dal peso delle
conseguenze della sua follia, ma permette anche di mostrare come
quelle stesse conseguenze potrebbero essere affrontate con esiti
completamente diversi se solo si avesse un approccio diverso e più
aperto a comprenderle invece di rifuggirle a priori.
Curiosità
Il romanzo di Mary Shelley ha avuto due
pubblicazioni in due momenti diversi, la prima delle quali è stata
in forma anonima e non ha incontrato il gusto dei critici dell'epoca,
che ne hanno ignorato la morale intrinseca; la seconda edizione
invece, pubblicata nel 1831 dopo la morte del marito e rivista in
alcuni aspetti, ha sorpreso la critica in chiave positiva.
L'opera, pubblicata agli inizi
dell'Ottocento, ha avuto una risonanza tale da renderla immortale, ma
nel corso del tempo Frankenstein è passato dall'indicare lo
scienziato creatore del mostro ad identificare confusamente il mostro
stesso, entrato quindi nell'immaginario collettivo con questo nome
quasi per antonomasia.
La figura del “Mostro di
Frankenstein” è state praticamente da sempre una fonte di
ispirazione per molte opere derivate, tanto che ne sono state tratte
diverse opere reinterpretando o citando la stessa figura nelle più
varie chiavi nelle opere cinematografiche, inserendola poi anche in
combinazione o anche in contrapposizione con altre figure iconiche
dei romanzi gotici o del folklore horror, come ad esempio i
licantropi oppure Dracula.
Meno frequenti, ma non meno
interessanti sono anche le riprese e le citazioni anche in altre
opere letterarie, musicali, teatrali e persino ludiche, tra cui
spicca come un unicum l'edizione del 1989 di un omonimo librogame che
permette di vestire i panni sia del dottor Frankenstein sia del
mostro in un reciproco inseguimento nella regione artica dove il
romanzo di Shelley si apre e si conclude.
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