mercoledì 1 aprile 2020

Recensione: Frankenstein o il moderno Prometeo

Frankestein o il moderno Prometeo


Autrice: Mary Shelley
Genere: gotico, horror, fantascienza
Anno di pubblicazione: 1818
Editore italiano: De Luigi (1944), Rizzoli (1952 e 1975), Sugar (1968), Mondadori (1982, 1986, 1988, 1993), Newton & Compton (1993)

Sinossi della trama
L'esploratore Robert Walton si trova nella regione artica in cerca del motivo per cui la bussola punti sempre a nord. In mezzo ai ghiacci però trova qualcosa di diverso e completamente inatteso: una slitta con una creatura grottesca che però sfugge presto allo sguardo ed una seconda che ha invece i cani sfiniti ed il proprietario mezzo morto di freddo.
Quest'ultimo invece riesce a salire a bordo per cercare di riprendersi dal suo percorso e dalle sue condizioni ormai precarie e si presenta come il dottor Victor Frankestein, uno scienziato di Ginevra dalla lunga e triste storia.
L'uomo aveva vissuto un'infanzia felice, ma in abbastanza giovane età perse la madre per una malattia e l'evento segnò profondamente Frankenstein, il quale da allora coltivò l'intento di creare una vita più lunga, perfetta e non soggetta alle malattie e si dedicò quindi agli studi medici e alla filosofia naturale in Germania, dove nottetempo apriva le tombe e studiava i processi di decomposizione per trarne le informazioni che gli servivano.
Una volta acquisite le competenze e le conoscenze necessarie, riesce a completare la sua opera sfruttando l'elettricità per dare vita alla materia inanimata, ma poi abbandona la sua stessa creazione dopo averne constatato l'aspetto deforme e la natura inumana.
Spera quindi che la creatura mostruosa e grottesca da lui creata muoia abbandonata a se stessa, ma l'essere invece sopravvive...

Commento al testo
Mary Shelley compone molto giovane questo racconto e riprende uno stile epistolare: la narrazione è infatti una ricostruzione a posteriori composta da una serie di supposte lettere scritte dall'esploratore Walton alla sorella, in mezzo a cui vi sono i carteggi e le memorie riordinate del dottor Frankenstein, creando un effetto di suspance con le interruzioni giocate nei punti giusti. Il racconto parte in maniera strana e con l'arrivo dello scienziato sulla nave si inizia a delineare un quadro ben definito, ma di cui si ha fin da subito una sensazione strana e bizzarra e man mano che le lettere si susseguono, i toni si fanno sempre più cupi e il dramma si consuma.

L'opera di Shelley è diventata quasi subito un'opera di incontrastato successo ed uno degli esempi del romanzo gotico, dipingendo una creatura con pochi tratti chiari e lasciando all'immaginazione del lettore i dettagli di quelle stesse caratteristiche delineate dall'autrice. A differenza però di altri autori coevi, l'autrice presenta alcuni tratti distintivi unici: in primo luogo è da rimarcare come l'elemento sovrannaturale non sia estrinseco ed invasivo della realtà naturale, ma sia indotto nella sola creatura da incubo dalla mano, dai mezzi e dall'ambizione dell'uomo e ne rappresentano altresì il frutto inatteso e quasi il contrappasso di una fiducia eccessiva, anch'essa tipica dell'Ottocento, nelle potenzialità viste come illimitate dei mezzi e della scienza umana.
Proprio questa caratteristica permette di annoverare l'opera di Shelley come un esempio anche di romanzo fantascientifico: benché i risultati ad oggi non siano notoriamente realistici, l'autrice riprende concetti e teorie ipotizzate dalla comunità scientifica ai suoi tempi e usa ampia dovizia di particolari tecnici per descrivere le osservazioni, le cognizioni acquisite, gli intenti praticati, i mezzi impiegati e le operazioni compiute dal dottor Frankenstein per dare vita alla sua creatura.
Altra notevole differenza da altri esponenti del genere è il fatto che l'incubo ha una propria voce e delle proprie ragioni e le espone direttamente al suo creatore, dando anche una vivida prova di come la sua esistenza non sia intrinsecamente maligna, ma di come la fonte del male di cui esso è portatore sia l'uomo stesso e la sua incapacità di accettare qualcosa di diverso e di brutto.
Questo delinea non solo il percorso, ma anche la condanna dell'uomo, sempre gravato dal peso delle conseguenze della sua follia, ma permette anche di mostrare come quelle stesse conseguenze potrebbero essere affrontate con esiti completamente diversi se solo si avesse un approccio diverso e più aperto a comprenderle invece di rifuggirle a priori.

Curiosità
Il romanzo di Mary Shelley ha avuto due pubblicazioni in due momenti diversi, la prima delle quali è stata in forma anonima e non ha incontrato il gusto dei critici dell'epoca, che ne hanno ignorato la morale intrinseca; la seconda edizione invece, pubblicata nel 1831 dopo la morte del marito e rivista in alcuni aspetti, ha sorpreso la critica in chiave positiva.

L'opera, pubblicata agli inizi dell'Ottocento, ha avuto una risonanza tale da renderla immortale, ma nel corso del tempo Frankenstein è passato dall'indicare lo scienziato creatore del mostro ad identificare confusamente il mostro stesso, entrato quindi nell'immaginario collettivo con questo nome quasi per antonomasia.

La figura del “Mostro di Frankenstein” è state praticamente da sempre una fonte di ispirazione per molte opere derivate, tanto che ne sono state tratte diverse opere reinterpretando o citando la stessa figura nelle più varie chiavi nelle opere cinematografiche, inserendola poi anche in combinazione o anche in contrapposizione con altre figure iconiche dei romanzi gotici o del folklore horror, come ad esempio i licantropi oppure Dracula.
Meno frequenti, ma non meno interessanti sono anche le riprese e le citazioni anche in altre opere letterarie, musicali, teatrali e persino ludiche, tra cui spicca come un unicum l'edizione del 1989 di un omonimo librogame che permette di vestire i panni sia del dottor Frankenstein sia del mostro in un reciproco inseguimento nella regione artica dove il romanzo di Shelley si apre e si conclude.

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