Millennio di Fuoco - Seija
Autrice: Cecilia Randall
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2013
Editore italiano: Mondadori
Sinossi della trama
In un mondo in cui l'Alto Medioevo non
è mai finito è 1999 ed è da ormai quasi un millennio che il mondo
è stato invaso dalla specie dei Vaivar, assalitori misteriosi e
ritenuti demoniaci capaci di infettare l'umanità e di trasformarla
in schiavi Manvar.
La Baviera è uno dei tanti teatri di
una guerra infinita tra gli uomini che rifiutano la resa e l'esercito
di Manvar e Vairvar, che sembrano non conoscere la sconfitta, ma solo
una battuta d'arresto che appare tuttavia momentanea in quello che è
uno dei territori del decaduto Sacro Romano Impero.
In questa lotta, non mancano i popoli
reietti: tra questi i Saahavi, popolo pagano esule dopo l'invasione
dei Vaivar che riesce a resistere a dispetto di tutto grazie alla
capacità di produrre le Lame Fiamma, pugnali letali contro i
demoniaci invasori.
Seija è la giovane figlia del capoclan
dei Saahavi e, nonostante sia poco più che ventenne, è già una
veterana di guerra, che nel pieno di quella che pare essere
l'ennesima battaglia contro l'esercito dei mostruosi nemici, ha
l'occasione di conficcare la propria Lama Fiamma nel corpo del
Traditore, ex condottiero umano divenuto uno dei più abili e temuti
generali Manvar.
Le circostanze di questa insperata
vittoria non sono tuttavia dovute alla sola fortuna: Seija ne è
pienamente consapevole e i suoi dubbi non possono che aumentare la
notte stessa della vittoria...
Commento al testo
Il romanzo parte subito nel definire un
contesto ucronico, lasciando spazio a premesse chiare e immaginando
un mondo mai evolutosi perché costretto ad una guerra di portata
tale da non consentire alcun vero progresso tecnologico, teologico o
sociale: l'autrice ha creato un evento di portata epocale e per certi
versi apocalittico e ha tratteggiato così lo sforzo umano di
sopravvivere alla minaccia con i mezzi che ha a disposizione.
In questo modo l'autrice risulta molto
originale, perché dipinge un insolito mondo post-apocalittico in
chiave fantasy senza tuttavia ricorrere alle ormai canoniche lande
desolate in cui si muovono aberrazioni di ogni genere. I mostri
esistono anche in questo mondo distopico, ma hanno caratteristiche
comunque nette e definite, tratteggiate con cura e con dovizia di
particolari... e soprattutto con diverse sfumature, a seconda che ad
osservarli siano umani o meno.
I tratti originali di questo romanzo
non si esauriscono tuttavia qui, perché risulta assai inconsueto
anche il popolo della protagonista: un popolo pagano in mezzo a terre
cristiane e unico in grado di produrre un'arma efficace contro i
nemici invasori accentua infatti il senso di distopia, ma allo stesso
tempo consente di dare un punto di vista distaccato e diverso
rispetto a quello del resto di quello che si può definire ancora
come il mondo civilizzato. Un punto di vista che ha le sue basi e le
sue ottiche, ma è anche scevro delle impalcature e dai pregiudizi
tipici della civiltà che ancora resiste, grazie al quale la
protagonista è in grado di accorgersi e di apprezzare i valori, ma
di constatare anche le ombre della civiltà stessa e allo stesso
tempo anche i tratti dei nemici, che dietro il fronte belligerante
sono ben più delle bestie dipinte dagli umani.
Lo stile con cui è scritto l'intero
romanzo si alterna fra pochi punti di vista, ognuno talmente ben
caratterizzato da far suscitare emozioni e soprattutto da indurre il
lettore a provare le stesse emozioni del testimone di turno... o a
provare addirittura riprovazione per le opinioni espresse o le azioni
compiute. In ogni modo, la scrittura è sempre fluida e il
susseguirsi degli eventi è costantemente incalzante e non scade mai
nel banale: ad ogni passo compiuto corrisponde sempre una svolta o
una scoperta e ogni sviluppo non si può mai ritenere definitivo, che
spinge a continuare a leggere fino all'ultima pagina che chiude la
prima delle due parti della saga del Millennio di Fuoco.
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