lunedì 6 aprile 2020

Recensione: Millennio di Fuoco - Seija

Millennio di Fuoco - Seija



Autrice: Cecilia Randall
Genere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2013
Editore italiano: Mondadori

Sinossi della trama
In un mondo in cui l'Alto Medioevo non è mai finito è 1999 ed è da ormai quasi un millennio che il mondo è stato invaso dalla specie dei Vaivar, assalitori misteriosi e ritenuti demoniaci capaci di infettare l'umanità e di trasformarla in schiavi Manvar.
La Baviera è uno dei tanti teatri di una guerra infinita tra gli uomini che rifiutano la resa e l'esercito di Manvar e Vairvar, che sembrano non conoscere la sconfitta, ma solo una battuta d'arresto che appare tuttavia momentanea in quello che è uno dei territori del decaduto Sacro Romano Impero.
In questa lotta, non mancano i popoli reietti: tra questi i Saahavi, popolo pagano esule dopo l'invasione dei Vaivar che riesce a resistere a dispetto di tutto grazie alla capacità di produrre le Lame Fiamma, pugnali letali contro i demoniaci invasori.
Seija è la giovane figlia del capoclan dei Saahavi e, nonostante sia poco più che ventenne, è già una veterana di guerra, che nel pieno di quella che pare essere l'ennesima battaglia contro l'esercito dei mostruosi nemici, ha l'occasione di conficcare la propria Lama Fiamma nel corpo del Traditore, ex condottiero umano divenuto uno dei più abili e temuti generali Manvar.
Le circostanze di questa insperata vittoria non sono tuttavia dovute alla sola fortuna: Seija ne è pienamente consapevole e i suoi dubbi non possono che aumentare la notte stessa della vittoria...

Commento al testo
Il romanzo parte subito nel definire un contesto ucronico, lasciando spazio a premesse chiare e immaginando un mondo mai evolutosi perché costretto ad una guerra di portata tale da non consentire alcun vero progresso tecnologico, teologico o sociale: l'autrice ha creato un evento di portata epocale e per certi versi apocalittico e ha tratteggiato così lo sforzo umano di sopravvivere alla minaccia con i mezzi che ha a disposizione.
In questo modo l'autrice risulta molto originale, perché dipinge un insolito mondo post-apocalittico in chiave fantasy senza tuttavia ricorrere alle ormai canoniche lande desolate in cui si muovono aberrazioni di ogni genere. I mostri esistono anche in questo mondo distopico, ma hanno caratteristiche comunque nette e definite, tratteggiate con cura e con dovizia di particolari... e soprattutto con diverse sfumature, a seconda che ad osservarli siano umani o meno.
I tratti originali di questo romanzo non si esauriscono tuttavia qui, perché risulta assai inconsueto anche il popolo della protagonista: un popolo pagano in mezzo a terre cristiane e unico in grado di produrre un'arma efficace contro i nemici invasori accentua infatti il senso di distopia, ma allo stesso tempo consente di dare un punto di vista distaccato e diverso rispetto a quello del resto di quello che si può definire ancora come il mondo civilizzato. Un punto di vista che ha le sue basi e le sue ottiche, ma è anche scevro delle impalcature e dai pregiudizi tipici della civiltà che ancora resiste, grazie al quale la protagonista è in grado di accorgersi e di apprezzare i valori, ma di constatare anche le ombre della civiltà stessa e allo stesso tempo anche i tratti dei nemici, che dietro il fronte belligerante sono ben più delle bestie dipinte dagli umani.
Lo stile con cui è scritto l'intero romanzo si alterna fra pochi punti di vista, ognuno talmente ben caratterizzato da far suscitare emozioni e soprattutto da indurre il lettore a provare le stesse emozioni del testimone di turno... o a provare addirittura riprovazione per le opinioni espresse o le azioni compiute. In ogni modo, la scrittura è sempre fluida e il susseguirsi degli eventi è costantemente incalzante e non scade mai nel banale: ad ogni passo compiuto corrisponde sempre una svolta o una scoperta e ogni sviluppo non si può mai ritenere definitivo, che spinge a continuare a leggere fino all'ultima pagina che chiude la prima delle due parti della saga del Millennio di Fuoco.

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