lunedì 20 aprile 2020

Recensione: I Talismani di Shannara

I Talismani di Shannara


Autore: Terry Brooks
Anno di pubblicazione: 1993
Genere: Fantasy
Editore italiano: Mondadori

Sinossi della trama
Gli eredi convocati da Allanon hanno tutti compiuto le missioni che l'Ombra del Druido aveva affidato loro e grazie ai talismani da loro recuperati, le Quattro Terre hanno finalmente una speranza di rifiorire dalla decadenza portata dalla minaccia strisciante. Tuttavia le loro mosse non sono mai passate inosservate, perché gli Ombrati e la Federazione che essi manovrano non rimangono inerti a guardare i risultati del successo degli Eredi ed organizzano con rapidità una sortita con ampio dispiegamento di mezzi e forze atte a schiacciare e soffocare nel sangue il ritorno degli Elfi e di Paranor.
La lotta finale per le Quattro Terre tra gli Eredi e gli Ombrati è iniziata.

Commento al testo
Con questo ultimo volume, Brooks interrompe la serie di narrazioni in cui si focalizzava in maniera pressoché assoluta sulle vicissitudini specifiche di alcuni dei personaggi principali del Ciclo per tornare alla disamina ad ampio respiro delle vicende che coinvolgono l'intero mondo.
Nel farlo, Brooks non solo continua l'evoluzione e la maturazione dei suoi personaggi in relazione a quanto hanno vissuto nei romanzi precedenti, ma ne introduce anche di nuovi, tratteggiandoli con una maestria ed una profondità tale da catturare subito l'interesse del lettore verso di loro e da stimolare la curiosità sulle relazioni che andranno ad intrecciare con gli altri protagonisti.
Ancora una volta, per riuscire in questo intento, Brooks non si appoggia totalmente alla novità, ma ricorre ad elementi già adottati e passati complessivamente in secondo piano nel primo Ciclo per dare maggiore organicità alle novità introdotte ed inserirle con naturalezza nel contesto delineato in tutti i romanzi precedenti: dal vecchio nasce il nuovo e la tecnica riesce a colpire ancora una volta nel segno.

A differenza del precedente romanzo, il ritmo di quest'opera è molto più incalzante, anche se mai pressante e gli intrecci sono sviluppati in maniera coerente e con pathos crescente per la sorte di tutti i soggetti e i comprimari coinvolti, rendendo piena giustizia a tutto il ciclo e ad ogni personaggio, sviscerando per il tramite di alcuni di essi anche alcuni dei temi più cari e ricorrenti all'autore, primo fra tutti il fatto che la magia, metafora del potere, cambi le persone ogni volta che la si impieghi e non sempre in maniera piacevole o anche solo prevedibile. In quest'ultima interazione poi si rende evidente sottotraccia anche una novità nella trattazione di questo tema: soprattutto a volte si richiede o può essere di giovamento la compresenza e la condivisione con altre persone del medesimo fardello.
Il romanzo tira assieme tutte le sorti e tutti i fili tracciati nel corso delle opere precedenti e risponde a tutti gli interrogativi non solo dei personaggi, ma anche del lettore, senza lasciare domande aperte o questioni in sospeso: come nel Ciclo precedente, ogni evento e fatto narrato trova la sua perfetta collocazione e la perfetta chiusura nel finale, che lascia un dolce sapore di completezza ed un gusto tutto sommato classico, ma pienamente soddisfacente.

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