mercoledì 25 marzo 2020

Recensione: La Canzone di Shannara

La Canzone di Shannara


Autore: Terry Brooks
Anno di pubblicazione: 1985
Genere: Fantasy
Editore italiano: Mondadori

Sinossi della trama
Dopo gli eventi che lo hanno visto protagonista, Wil Ohmsford è diventato un guaritore e ha formato una famiglia con la zingara Eretria, da cui ha avuto due figli, Brin e Jair. A causa dell'impiego delle Pietre Magiche da parte di Wil, la magia elfica gli è penetrata nel sangue e di conseguenza i suoi discendenti hanno entrambi ereditato una forma di magia piuttosto peculiare, che arrivano a chiamare Canto Magico, poiché con la loro voce sono in grado di ottenere effetti impossibili da raggiungere con la semplice voce.
Ancora una volta, Allanon si rivolge ad un discendente di Jerle Shannara e sceglie proprio alla maggiore dei due fratelli, Brin, in quanto il suo potere di modificare la realtà con il Canto è forse l'unico mezzo con cui sconfiggere l'Ildatch, l'oscuro libro senziente di origine demoniaca che ha dato origine al Signore degli Inganni e che era stato erroneamente creduto distrutto con la sua disfatta decenni prima. Di questa erronea convinzione il tomo ha fatto buon uso, perché nel silenzio e nell'ignoranza generale è riuscito a generare una nuova minaccia, le Mortombre, esseri oscuri abbastanza potenti da conquistare e sovvertire gli Gnomi e a spingerli ad avvelenare le Sorgenti del Fiume Argento e a muovere guerra ai Nani.
Brin allora segue Allanon e a loro si unisce anche Rone Leah, fidanzato di Brin e detentore della Spada di Leah, tesoro di famiglia che diventerà presto un tesoro magico grazie ad Allanon, mentre Jair rimane controvoglia a casa.
Tuttavia anche il più giovane degli Ohmsford deve presto abbandonare la sua dimora quando una Mortombra raggiunge il luogo con una squadra di Gnomi: per quanto il Druido e la sorella non volessero coinvolgerlo, è la minaccia stessa a spingere Jair ad intraprendere una missione pericolosa, armato ancora una volta delle Pietre Magiche.

Commento al testo
Con il consueto stile che ormai lo contraddistingue, fatto di lunghi paragrafi ininterrotti eppure avvincenti al tempo stesso, Terry Brooks descrive gli eventi dai punti di vista dei due protagonisti, i due fratelli Ohmsford, narrando intrecci e situazioni in cui entrambi i protagonisti interagiscono solo indirettamente tra di loro fino al momento finale: nel frattempo costruiscono nuove relazioni e patiscono diversi accadimenti, sofferenze e perdite ed entrambi, ciascuno a modo proprio, sperimentano la magia che è il loro retaggio e ne vivono sulla propria pelle conseguenze e compromessi.
In questo romano, a differenza de Le Pietre Magiche, l'autore non solo sviluppa e tratteggia ulteriormente le Quattro Terre con nuovi luoghi, nuovi personaggi iconici, eventi di portata estrema e una più ampia rappresentazione della magia e delle sue conseguenze, ma riprende e cita direttamente elementi, eventi e luoghi passati nella sua narrazione, in una tela che riesce abilmente a ricollegare insieme vecchi e nuovi elementi: in tal modo l'ex avvocato, divenuto scrittore a tempo pieno, strizza l'occhio ai vecchi lettori e stuzzica la curiosità dei nuovi, dando a tutti quei brandelli di informazioni funzionali alla trama e lasciando lo spunto e la curiosità di recuperare quei romanzi in cui quei luoghi hanno una descrizione più ampia e completa. Questa caratteristica diventerà poi ricorrente nella narrazione di Brooks.

Curiosità
Alcuni personaggi ed elementi centrali di questo romanzo, uno su tutti l'Ildatch, sono stati inseriti forzatamente nell'adattamento televisivo "The Shannara Chronicles" del 2016, ispirato agli eventi descritti nel precedente romanzo Le Pietre Magiche di Shannara, portando a non pochi problemi di coerenza interna e cronologica degli eventi narrati nei volumi coinvolti.

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